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Debranding: quale obbiettivo?

Ad oggi risulta essenziale posizionarsi con il proprio brand e avere una propria identità aziendale negli anni è diventato sempre più necessario per piazzarsi bene sul mercato.
Nel corso degli anni si sono però sviluppate altre strategie che vanno a rimuovere parte del brand, in quanto quando la notorietà di un marchio è alle stelle allora ha più senso differenziarsi.
La brand awareness è essenziale, e per questo nel corso degli anni sono nate delle tecniche per emergere, tra cui il debranding che va a rimuovere varie caratteristiche per consentire di essere unici.
Questo metodo consiste nel rimuovere (in parte o per intero) il nome o il logo del prodotto, e agisce sulla nostra esperienza legata al singolo brand.
L’impatto è dovuto al fatto che una promozione del genere rende l’azienda più “umana”, meno istituzionale e fa sembrare il prodotto più legato al consumatore.
Ma per promuovere la propria azienda senza un logo (e brand commerciale) bisogna senza dubbio proporre prodotti la cui identità sia assolutamente distintiva, con un font unico e accattivante e con immagini senza parole (l’uso delle sole immagini aumenta l’attenzione del consumatore e crea una diversa comprensione del messaggio) oppure con stilemi in flat design.
Ci sono varie modalità per seguire questa via, ossia la rimozione completa del logo per sostituirlo con altre informazioni (Apple ha rimosso dai propri prodotti il proprio nome creando una identità grafica ben distinta e unica), oppure rimuovere il nome aziendale dal logo per poi svecchiarlo (esempio è Starbucks)
Ovvio che ciò che offriamo debba già essere noto e utilizzato, perché tale processo in caso contrario potrebbe portare alla caduta nel baratro del nostro prodotto.
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