Perché le aziende di automotive stanno cambiando i propri loghi?

La prima impressione non è tutto ma è indispensabile per fare bella figura.

Il brand ti permette di distinguerti e far sì che il pubblico ti riconosca.
É essenziale che la propria immagine sia curata e attenta, coerente con la tipologia di prodotto o servizio e adatto al periodo storico e alle tendenze.
Uno dei settori più attenti a questo cambiamento è quello automobilistico, dove la tecnologia sta evolvendo a un ritmo frenetico e per questo si è reso necessario apparire il più possibile chiari, trasparenti, attenti all’ambiente e… “elettrici”.

L’intera categoria sta tentando di cambiare la propria identità grafica, a partire da Peugeot, cha ha sviluppato per la prima volta nella storia automobilistica un multi logo, adattabile sia al materiale informativo che all’applicazione sulle vetture in modo diverso a seconda della necessità.
Anche Volkswagen è passata a una rappresentazione più pulita, rimuovendo lo storico blu e accentuando il simbolo senza cromature.
Stessa scelta ha fatto Renault, seguendo il filone che vuole la rielaborazione dei loghi storici (tipici del mercato automobilistico francese) riprendendo il logo della mitica Renault 4 “all’avventura” e riproponendolo nella nuova (e elettrica) Renault 4.

Vuoi saperne di più di come su come possiamo aiutarti a rinnovare la tua identità?
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Clickbait: gli acchiappa click

Navigando su Facebook o Instagram ti sarai accorto che spesso capita di imbattersi in pagine pseudo-informative che hanno un unico scopo: creare curiosità.
Come funzionano? Un grande titolo con una notizia che fa scalpore.

Il fenomeno del clickbaiting lo incontriamo ogni giorno, ma non è un’attività recente è solamente una progressione dei famosi tabloid o delle testate scandalistiche.

Questa tecnica di marketing, perché altro non è, consiste nell’attrarre gli utenti manipolando la mente di chi legge per mezzo di gossip verosimili, puntando spesso sul lato emozionale. Come per ogni strategia non bisogna esagerare, altrimenti si sconfina nell’assurdo, come alcune testate giornalistiche stanno facendo di recente. Ma non c’è dubbio che una buona dose di titoli clickbait, sensazionalistici, fuorvianti o semplicemente ridicoli, se usati in modo appropriato, funzionano quando si tratta di generare click.

Alcuni esempi?
“10 cose da fare prima di comprare una casa”
“Mette mezzo litro di coca nel water…quello che succede è pazzesco!”
“3 motivi per cui dovresti smettere di bere il latte”

E gli esempi sarebbero davvero tantissimi!

L’obiettivo non sono i like, bensì, le condivisioni, i click all’interno del post o il salvataggio dello stesso. A livello pubblicitario i click sono preziosissimi e le pagine usano proprio questa strategia per assicurarseli, i click vengono monetizzati e di conseguenza si è dato il via alla caccia al click.
Le persone si ritrovano a leggere post che estrapolano i fatti dal contesto, cliccando sempre avanti per scoprire come va a finire. È sorprendente però il fatto che nonostante molti utenti conoscano la natura di questi post, la curiosità vinca!

E ricorda, il clickbait peggiore di tutti è “NO CLICKBAIT”.

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Il valore aggiunto per la tua immagine aziendale

Un’azienda, all’interno di un mercato quasi completamente digitalizzato, ha bisogno di contenuti particolari e capaci di richiamare a sé l’attenzione.
Abbiamo già discusso e appurato quanto i video sovrastino qualsiasi altro tipo di contenuto seppur di qualità e possiamo quindi definire come la trasmissione di eventi live e le videoproduzioni siano una risorsa importantissima e a livello di business, possano far riscuotere molto successo.

I clienti e le aziende si sono evoluti, come del resto la tecnologia. Il livello qualitativo è cresciuto in buona misura ovunque e a fare la differenza sono i particolari.

Un buon trailer o un video accattivante ha capacità di portare da te il pubblico, ancor prima di conoscerti. Organizzare un evento godibile da ogni parte del mondo, direttamente dal proprio computer, crea interesse e rende partecipi numerosi potenziali clienti.

Gli eventi live racchiudono in sé tutto l’interesse, il trasporto e l’attenzione di un evento “classico”, ma con qualcosa in più. La tendenza attuale ossia la comodità, permette a persone che mai avrebbero partecipato o interagito con la tua azienda di diventare utenti attivi e possibili clienti fidelizzati.

È in realtà semplice creare una community di fedeli e affezionati al brand con l’ausilio di contenuti e eventi di diverso genere, basta solo scegliere argomento, tipologia e data.
Sitointerattivo opera con fantasia e creatività, alimento immancabile per creare storytelling vincenti e di successo e videografiche e animazioni come contorno dei tuoi messaggi per vincere e convincere.

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Webinar: facciamo chiarezza

Sulla stessa linea dello streaming, un’altra tecnologia innovativa ha acquistato valore e enorme visibilità nel periodo di Covid-19, il Webinar. Funziona semplicemente, è fruibile grazie a un qualsiasi dispositivo connesso al web, è accessibile a tutti.

Webinar: letteralmente Web + Seminar.
Un vero e proprio seminario fruibile online che racchiude in sé numerose possibilità. Molto utile per il business, un evento webinar crea per gli utenti occasione per formarsi e informarsi, applicabile in qualunque campo e per ogni tipo di corso, rende l’istruzione ancor più immediata.

Sembra lontano dalla tua realtà e a tratti molto complesso?
Per la verità il suo utilizzo è molto semplice. Comincia con l’iscrizione!

Sarà necessario che gli utenti si iscrivano, gratuitamente o a pagamento sulla base della tipologia di webinar, gli iscritti potranno così essere contattati nelle ore precedenti all’inizio dell’evento e avranno a disposizione il link di accesso.
Con un paio di click sarà semplice trovarsi all’interno dell’evento desiderato, godendosi a pieno il convegno, il corso di formazione o la presentazione. Tutto avviene tramite una piattaforma specifica dove ogni utente all’ora definita potrà iniziare a seguire il Webinar.

Questa tecnologia ha moltissime applicazioni: formazione specifica, corsi, presentazioni, anteprime, premiazioni, eventi. La componente virtuale fornisce contro ogni aspettativa fornisce numerosi vantaggi. Proprio per questa sua facilità d’accesso, paradossalmente i webinar riescono a radunare più persone rispetto a un evento fisico. La fruizione da remoto permette una maggiore interazione, davanti a uno schermo molti più partecipanti sono spinti a fare domande o a chiedere delucidazioni, anche i più timidi diventano proattivi e invogliati a prendere parte al dialogo.

Sitointerattivo mette a disposizione le proprie piattaforme per progettare riunioni virtuali ma anche presentazioni, corsi di formazione e ogni tipo di iniziativa!
Il nostro team di esperti ha la possibilità di certificare il tempo delle connessioni, creare regie interattive, realizzare sondaggi, interagire con chat e sistemi di e-learning.

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Le potenzialità dello streaming

Sai esattamente cosa s’intende quando si parla di streaming?
La definizione tecnica spiega precisamente come un insieme di sistemi e protocolli permettano, grazie alla rete internet, di trasmettere audio e video in tutto il mondo.
Con più semplicità, possiamo definirlo come lo strumento che, in modo totalmente rivoluzionario, ha permesso al pubblico di accedere a moltissimi contenuti anche al di fuori delle mura domestiche o dell’ufficio. Grazie alla connessione internet, di cui ogni cellulare ormai dispone, è possibile la fruizione di film, serie tv fino a corsi e riunioni online.

Probabilmente, se non tutti inizialmente conoscevano questo prezioso strumento, successivamente alla quarantena e al Covid-19, chiunque ne ha individuato la potenza. Sviluppato per l’intrattenimento, lo streaming negli anni ha scoperto differenti applicazioni, tra cui alcune professionali. Live o on demand, ha semplificato notevolmente la vita e si è reso ormai fondamentale.

Lo streaming ha trasformato il modo di vedere e concepire l’istruzione, il lavoro e la formazione, permettendo di fatto all’economia e alla vita scolastica di procedere comunque, seppur in maniera limitata. Nascono addirittura corsi, presentazioni e riunioni ideate completamente con il sistema di streaming, permettendo a utenti da ogni parte del mondo di parteciparvi direttamente da remoto.
La nascita di questa tecnologia è però tutt’altro che recente, il noto brand Victoria’s Secret fu il primo a servirsene, pioniere nella condivisione su internet di eventi, promosse con una diretta la rinomata sfilata di lingerie, già nel 1999.

Le possibilità di cui dispone un buon sistema per la realizzazione di riprese audio video sono varie.
Sitointerattivo è in grado di tramettere conferenze, convegni, seminari, presentazioni in tempo reale ed eventi e proprio la tecnologia streaming consente la riproduzione istantanea di audio e video in diretta e on demand.

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Brand Loyalty e Newsletter

Come fidelizzare nuovi clienti o rendere gli affezionati ancor più legati al brand?
Le aziende cercano di mostrare attenzione e attaccamento verso i propri clienti, con accorgimenti speciali e particolari gesti e il web è un valido aiutante in questo.
Ti sei mai chiesto quale sia il motivo?

Trovare nuovi clienti è molto costoso ma non ci si sofferma mai a pensare quanto ci rimetta un’azienda in valore economico, oltre che di immagine, dal momento in cui li perde.

Per essere precisi, possiamo dire che le vendite a nuovi clienti corrispondono solitamente al 15%, contro il 35% di vendite effettuate a clienti fedeli. Buon numero se notiamo che questi ultimi, i fidelizzati, rappresentano circa l’80% del fatturato totale della stessa impresa.

Per aumentare la fiducia nei confronti del brand, un’espediente di cui le compagnie, più o meno grandi si servono, sono le newsletter. Mail di testo con immagini accattivanti che promuovono eventi, occasioni specifiche, promozioni o il brand stesso. Si tratta di un espediente digitale dalla semplice logica d’utilizzo che grazie a qualche piccolo accorgimento diventa uno strumento di marketing altamente performante.
Per una buona newsletter è importante fissare i concetti all’inizio della mail, definendoli chiaramente nell’oggetto, revisionare l’ortografia e l’ordine del contenuto e individuare l’orario e il giorno più adatto per l’invio, creando una periodicità. Ancora più di rilievo è l’organizzazione dei contatti a cui recapitare, devono aver dato consenso, essere strutturati per categoria e disposti in liste, per evitare la confusione o condividere il contenuto a chi non è interessato.

Quello che è accaduto nel dicembre 2011, nel New York Times Building, è un esempio di quanto un piccolo errore di newsletter possa costare a livello di immagine e brand loyalty.
L’ufficio marketing della famosa testata decise di creare una campagna newsletter utile al ritrovamento di clienti che da poco avevano cancellato il proprio abbonamento. Il testo li invitava a ripensarci e incentivava con uno sconto a riabbonarsi.
Ci fu una complicazione. Una svista, un errore nell’organizzare le liste e 8 milioni di indirizzi furono contattati nonostante i reali destinatari fossero solo poche centinaia di persone. 8 milioni di regolari iscritti vennero invitati a riabbonarsi a prezzo inferiore.
Fu subito caos. Molti clienti si chiesero quale fosse l’occasione per avere accesso a tale sconto, forse merito della fedeltà? Altri clienti, confusi, si chiesero se il proprio abbonamento fosse scaduto senza che se ne fossero accorti, altri ragionandoci capirono invece il refuso, trasformando la confusione in rabbia e lamentela non avendo mai avuto un tale trattamento dopo anni.
Il giornale rispose scusandosi, ma il danno era fatto. L’immagine del New York Times ne risentì e la fedeltà della clientela vacillò, molti clienti spinti dall’indignazione cancellarono la loro iscrizione, in proporzione il giornale evitando la campagna per riacquistare clienti, avrebbe avuto perdite minori.

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Influencer Marketing, la frontiera dell’ultimo decennio

Abbiamo accennato come i social network abbiano forza e influenza e il merito va agli attori che li popolano. Gli influencer sono ormai entrati di diritto nell’immaginario comune ma il pubblico si divide esattamente in due: c’è chi li ama e c’è chi li odia. Solamente 10 anni fa non esisteva una figura simile, per questo è ancora complesso per molti concepirne i fondamenti. Possiamo individuare dei timidi blogger come primi precursori, specializzati però unicamente in viaggi o in cucina.
Oggi la situazione è un po’ cambiata.

Chi sono in verità? Non sono altro che uno strumento di marketing utile per il guadagno di visibilità. Possono essere atleti acclamati, star dello spettacolo o personalità di spicco, ma il fascino dell’influencer sta soprattutto nel fatto che chiunque può diventarlo, anche persone comuni. Idealmente questa attività, accessibile da cellulare, è semplice. La concezione invece, di fatto errata, che l’influencer sia un passatempo deriva dal fatto che nel 2021 chiunque si auto dichiari tale.
Effettivamente ne troviamo ovunque, ma seppur tutti ci provino, in pochi riescono veramente a produrre un numero sufficiente di contenuti di qualità così da guadagnarsi sponsorizzazioni e campagne pubblicità con brand di valore.
Influencer equivale quindi alla creazione di contenuti multimediali di qualità e questo è a tutti gli effetti un lavoro tutt’altro che facile, nulla di diverso da quello che da sempre fanno fotografi e videomaker.
Il pubblico, con i social, ha una finestra aperta nelle vite dei propri personaggi preferiti e vedendo continuamente ogni parte della giornata, si affeziona e nasce un rapporto di fiducia nonostante non ci sia mai contatto diretto. Questo attaccamento digitale porta il pubblico a desiderare qualsiasi cosa il personaggio noto abbia o utilizzi. Proprio per questo per un’azienda l’introduzione di una parte relativa all’influencer marketing nella propria campagna social diviene fondamentale.

Come naturale esempio di questo argomento, citiamo Chiara Ferragni. Con i propri contenuti di moda ha definito per prima il termine influencer e con passione e impegno ha creato questa occupazione. La sua figura è forse quella che più fomenta l’idea che chiunque possa diventare influencer, partita come blogger è ad oggi in Italia l’influencer con più seguito, un’imprenditrice di livello che grazie ai social è divenuta amministratore delegato di due diverse aziende di sua proprietà e da aprile di quest’anno all’interno del consiglio di amministrazione di Tod’s al fianco di Diego della Valle.

L’influencer marketing è sicuramente una strategia semplice nel concetto che se ben definita e sviluppata può portare importanti vantaggi e benefici a un brand.

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Dalla pubblicità occulta al product placement

I cantanti, divi di Instagram, Fedez e Achille Lauro, con Orietta Berti hanno puntato al tormentone estivo all’inizio di giugno, con il lancio di “Mille”. Il singolo, dopo pochi giorni già disco di platino, ha prodotto particolare risonanza grazie al ritornello, che recita: “Labbra rosso Coca-Cola”.

La bibita ha fin da subito riscosso successo ma la visione di una bottiglia di Coca-Cola, esplicitamente sponsorizzata, ha destato non poche polemiche, nonostante, come ogni fan di Vasco Rossi sa, questa non fosse la prima canzone a citarla.

Gli influencer e i social, con personaggi famosi annessi, ci propongono quotidianamente prodotti e servizi in un periodo come il 2021, in cui la nuova frontiera della pubblicità è la sponsorizzazione tramite contenuti multimediali e tramite personalità tra le più diverse. È particolare come non sempre gli utenti si rendano conto di quanto vengano influenzate le loro decisioni e per estensione i loro pensieri.

Sempre Coca-Cola ha potuto percepire, durante gli europei, la potenza dei personaggi iconici e di quanto possano condizionare il pubblico. Quando il calciatore Cristiano Ronaldo durante una conferenza stampa si è ritrovato davanti due bottigliette di Coca-Cola non ha esitato un secondo a spostarle. Il reale motivo è ignoto, probabilmente la cola andava contro quelli che sono gli ideali salutisti dell’atleta o più verosimilmente Cristiano Ronaldo rappresenta un’azienda e numerosi brand leader e perciò non era possibile lo scontro di visibilità con Coca-Cola.

Inserire prodotti in contesti differenti da quelli in cui solitamente si promuove e pubblicizza, come film, serie tv o social, risulta efficace proprio perché gli utenti danno inconsciamente il loro consenso al brand, dando inizialmente consenso alla visione di quel contenuto.

Questa è la pratica del product placement, strategia utilizzata fin dagli albori del marketing che rispetto al periodo storico varia nei contesti ma permane nel concetto. Instagram, Facebook e i numerosi social network che costellano il web sono l’esempio che fa al caso nostro, queste applicazioni vengono scaricate per divertirsi, distrarsi e passare alcuni momenti in modo spensierato, quando vi si accede l’idea non è quella di ricercare prodotti o fare shopping, ma il meccanismo è abbastanza automatico.

Dal momento in cui vedi la tua attrice preferita indossare un paio di scarpe o un capo particolare, nasce il desiderio di possedere lo stesso articolo e con un click la piattaforma diventa rapidamente un e-commerce. Ovviamente la logica del product placement funziona anche al contrario, come suggerisce il nostro esempio. Dopo la conferenza stampa di Ronaldo, la Coca-Cola ha registrato un calo dell’1,6% in borsa, poco più di €4.000.000,00.

Quando visualizzi i contenuti di un personaggio, sei tu come utente a dare il consenso e se questo stesso personaggio promuove un luogo, un articolo o un servizio inconsciamente l’utente da il consenso anche al brand.

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Debranding: quale obbiettivo?

Ad oggi risulta essenziale posizionarsi con il proprio brand e avere una propria identità aziendale negli anni è diventato sempre più necessario per piazzarsi bene sul mercato.
Nel corso degli anni si sono però sviluppate altre strategie che vanno a rimuovere parte del brand, in quanto quando la notorietà di un marchio è alle stelle allora ha più senso differenziarsi.
La brand awareness è essenziale, e per questo nel corso degli anni sono nate delle tecniche per emergere, tra cui il debranding che va a rimuovere varie caratteristiche per consentire di essere unici.
Questo metodo consiste nel rimuovere (in parte o per intero) il nome o il logo del prodotto, e agisce sulla nostra esperienza legata al singolo brand.
L’impatto è dovuto al fatto che una promozione del genere rende l’azienda più “umana”, meno istituzionale e fa sembrare il prodotto più legato al consumatore.
Ma per promuovere la propria azienda senza un logo (e brand commerciale) bisogna senza dubbio proporre prodotti la cui identità sia assolutamente distintiva, con un font unico e accattivante e con immagini senza parole (l’uso delle sole immagini aumenta l’attenzione del consumatore e crea una diversa comprensione del messaggio) oppure con stilemi in flat design.
Ci sono varie modalità per seguire questa via, ossia la rimozione completa del logo per sostituirlo con altre informazioni (Apple ha rimosso dai propri prodotti il proprio nome creando una identità grafica ben distinta e unica), oppure rimuovere il nome aziendale dal logo per poi svecchiarlo (esempio è Starbucks)
Ovvio che ciò che offriamo debba già essere noto e utilizzato, perché tale processo in caso contrario potrebbe portare alla caduta nel baratro del nostro prodotto.
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